sabato 25 agosto 2012

Ambarabà ciccì coccò, tre civette...


… no, non sul comò, come suggerisce la filastrocca, ma sulla sommità di un muro.

Nel corso delle recenti vacanze, come forse sapete, mi sono dedicata alla caccia fotografica (come sempre, cliccate sulle foto per ingrandirle). 
Da anni Davide ed io andiamo in vacanza nello stesso posto e, da anni, quasi tutte le sere, mentre ci apprestiamo a cenare sentiamo il canto di una civetta che risuona nel cielo al crepuscolo.

Beh, quest'anno ho deciso di non accontentarmi del canto perciò, di buon mattino, mi sono diretta verso il punto da cui proveniva il suono…


… E così ho avuto una sorpresa: ho scoperto che la nostra civetta canterina non è sola ma che "tiene famiglia"! Proprio come nella conta che tutti i bambini conoscono, tre civette se ne stavano appollaiate in fila, non sopra il comò di una vogliosa e poco seria fanciulla figlia di un dottore ma, in modo molto più verosimile e naturale, sulla sommità di un edificio abbandonato.

A proposito, sapete che, secondo un linguista italiano, la famosa e diffusissima filastrocca potrebbe avere una lontana radice latina? Pare infatti che il senza senso e misterioso "Ambarabà ciccì coccò" potrebbe derivare da qualcosa come "Hanc para ab hac quidquid quodquod", una conta in cui si diceva pressapoco "Ripara questa (mano) da quell'altra (che fa la conta).

Mistero fitto, invece, su tutto ciò riguarda la disinibita fanciulla e il padre medico. 
E allora io ho pensato di creare una variante - estiva e altrettanto fantasiosa - a questa conta, eccola qui:


Ambarabà ciccì coccò
tre civette, guarda un po'
che bevevano aranciata
su una spiaggia soleggiata
ma poi il sole se ne andò
ambarabà ciccì coccò

Chissà che fra qualche secolo questa versione non diventi più famosa dell'orginale! He! He! He!

Se vuoi chiacchierare o lasciare un commento, passa sul mio blog principale Nonsolobotte, ti risponderò con piacere. (Questo è solo un album fotografico).